11/10/2024

Work-life balance e rischio Burnout

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ll work life balance significa equilibrio tra vita e lavoro, ossia la capacità di far convivere la vita lavorativa e la sfera personale, dedicando il giusto tempo a ciascuna.
Ciò non implica necessariamente una divisione rigorosa in parti uguali tra lavoro e vita personale, ma piuttosto un adattamento flessibile in base alle esigenze e alle priorità soggettive.
L’approccio può variare quindi da persona a persona, poiché ciascuno ha esigenze e responsabilità differenti e trovare un equilibrio efficace richiede consapevolezza, pianificazione e una valutazione continua delle priorità personali.
L’arrivo dei giovani nel contesto lavorativo – il 20% delle nuove assunzioni è nato tra il 1997 e il 2021 – sta ridefinendo le priorità e sta aprendo le porte a nuove prospettive e abitudini.
In definitiva la Generazione Z sta rivoluzionando il mondo del lavoro.
Work-life balance, opportunità di crescita professionale ed economica sono le prime esigenze della Gen Z in ambito lavorativo.
Le aziende non possono esimersi dal chiedersi come diventare attrattive agli occhi di questa nuova generazione di lavoratori, non solo per attrarre talenti, ma anche per continuare a trattenerli in azienda. Tra le azioni da mettere in campo troviamo: programmi di upskilling e reskilling, politiche attive per ridurre il gap intergenerazionale, formazione sulla comunicazione efficace, interconnessione tra i vari team, percorsi di crescita professionale chiari, tutela della salute mentale, orari di lavoro flessibili, una cultura inclusiva, valorizzazione del merito e relazioni umane autentiche.
Sostenere lo sviluppo e la crescita dei dipendenti ispirandoli e motivandoli, rispettando il loro equilibrio tra lavoro e vita privata, e gestendo i team con trasparenza, equità ed empatia.
Ciò vuol dire che il work life balance rappresenta un fattore discriminante in grado di influenzare la scelta di un’azienda da parte dei lavoratori.
La ricerca su questa tema è fondamentale poiché riguarda la salute sia mentale che fisica di tutti i lavoratori: diversi studi hanno infatti messo in luce che lavorare troppo aumenta il rischio di incorrere in ictus e, in generale, in problemi cardiocircolatori.
Si parla di sindrome del Burnout che letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”, ed è caratterizzata da una serie di fenomeni di affaticamento, delusione, logoramento e improduttività che sfociano in prostrazione e disinteresse per la propria attività professionale quotidiana.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il burnout è una sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo, che non riesce ad essere ben gestito. Più le persone lavorano, meno tempo hanno da dedicare ad altre attività come la cura personale o lo svago. La quantità e la qualità del tempo libero sono importanti per il benessere generale e possono procurare ulteriori benefici per la salute fisica e mentale.
Ecco, quindi, il ruolo chiave dei diversi servizi di welfare aziendale, dello smart working e di tutte quelle forme di versatilità dell’impiego o di facilitazione a favore del dipendente.

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